Rispolverando l'audioteca

Effettivamente il titolo fa schifo, però fa anche chic, sicché si tiene bono questo.
Io non so quanti di voi abbiano in simpatia gliuddue (U2 per i non pratofili). A me personalmente m'hanno intrippato parecchio fino a Zooropa (grazie Tonno malefico per avermeli fatti conoscere). Dopo li ho persi d'orecchio, anche perché ho faticato parecchio a riconoscerli in questi tizi con i capelli tinti, con Bono mistico di facciata che compra tutto quello che c'è verso comprare grazie ai fatturati delle sue holding. Eppure c'è stato un tempo in cui non erano patinati, che erano crudi, taglienti e porcaputtanagnuda rock. Ma quel rock che parte dal pisello, si carica il cuore in spalla e ti scoperchia il cranio. Non il rockettino patinato da copertina che va di moda su MTV, roba bella tosta che sa di strada e puttane da dopo concerto. C'era il viaggio e la pausa per togliersi la sabbia dalle scarpe. C'era tutto quello che volevi e anche di più, perché prima di loro nemmeno sapevi di volerlo il rock alla irlandese. E adesso invece ne avevi da benedire e santificare. Per me il loro periodo d'oro è quello fine 80 inizi 90, dove hanno inventato un suono fantastico, canzoni che ti vibrano in pancia e Bono che canta con l'intensità dell'urlo di Munch.
Avrei voluto mettervi allora la mia canzone preferita, Until the end of the world, una perla tratta da Achtung Baby, album soffocato da One forse, la più famosa, la più tutto, la più sputtanata senz'altro. Ma poi ho pensato che c'è un'altra canzone che merita l'onore della ribalta. Io vi consiglio di andare a scoprirvela nella versiona da disco (Rattle and hum), ma intanto vi incuriosisco con la versione live. Sta canzone non la fanno più adesso, ed è un vero peccato. E' dedicata a John Lennon e il testo è tutto un rimando alle sue canzoni, a partire dal titolo.

Signore e signori: God Part II

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