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Visualizzazione dei post da 2011

幸福への道

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Ovvero come partire con una frase che pare giapponese ma non lo è (o forse sì) Approfitto di una domenica che scorre in stand by e del sottofondo di Capossela per affrontare un tema che mi sta particolarmente a cuore: perché sono sempre felice. C'è subito la prima spiegazione, breve, fulminea che sicuramente qualcuno approverà: perché non capisco un c@zzo . La mancanza di comprendonio sicuramente facilita la felicità. Può essere davvero un ottimo motivo e pertanto per chi ritiene che il quid del contendere sia tutto lì può passare direttamente ad altro. A me piace pensare che sia un po' diversa la cosa (anche solo per amor proprio diciamo). Procediamo innanzitutto definendo cos'è la felicità. Per me la felicità è fare quello che ci far stare bene, ci fa sentire vivi, godersi il momento, le piccole e grandi gioie della vita. Assaporare il buono anche minimo che si può trarre da ogni singola cosa, interiorizzarla e trarne poi forza. La felic

Baci, Giuda

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Tendenzialmente detesto i buoni e odio il buonismo.  I buoni nella loro bidimensionalità, nella loro assenza di sfumature immersi come sono nel bianco della loro assoluta positività trovano la spiegazione della loro banalità e quindi del mio detestarli. Il loro essere icone li aliena, li decontestualizza, assurgono a ruoli e perdono di significato concreto, non diventano nemmeno idee, sono pensieri di passaggio. Il buonismo invece lo odio perché è il cinismo del volemose bene a tutti i costi, non c'è un moto dell'anima, c'è il calcolo del pensiero, passare bene per forza, perché alla fine chi sembra buonobravobello è sempre ben voluto. Il buonismo è il risiko dei rapporti sociali, ti permette di conquistare la Kamchatka senza colpo ferire. Salve poi scoprire che il buonobravobello la bandierina l'ha piantata proprio nel reggi ombrellone che alberga in mezzo alle chiappe. No no no, il buonismo lo odio. E allora chi ti piace direte voi? Normalmente mi piaccio solo io, pe

I want love

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Sinceramente quando questa canzone uscì nel 2000 rimasi più affascinato dalle sonorità bitolsiane (mi rifiuto di scrivere beatlesiane) e dalla casa enorme più che dal testo. All'epoca l'attore, Robert Downey Junior, per me era solo quello che aveva fatto il film su Charlie Chaplin e che era famoso più che altro per essere fatto strafatto fisso in galera, niente Ally McBeal o chissà quali imprese cinematografiche (a tutt'oggi ignoro cosa abbia fatto prima di Iron Man). Elton John invece era il solito che faceva album per pagarsi i debiti e quindi uno non si aspettava grandi cose. Era il periodo che faceva i tour da solo al piano per avere meno spese e guadagnare di più... e questo la dice lunga mi pare. Comunque il video si reggeva tutto e bene sulle spalle di RDJ che nel suo incedere elegantemente trasandato riusciva a trasmettere benissimo un certo disagio. Però non è che mi fossi messo a cogliere il senso delle parole, mi fischiettavo la musichetta, cantavo l' "a