Per amore solo per amore

Questo post appare per S. Valentino per ringraziarvi dell'amore con il quale l'avete atteso. E l'amore si ripaga solo con altro amore. L'amore che vi dono è quello che ho per la musica. E più precisamente l'amore sonico che mi sono goduto dal vivo nel 2010. Anno che è partito male, finito male ma comunque pieno di tante tante tante cose belle. E siccome, a mio modesto avviso, bisogna vivere per bearsi delle cose belle che ci riempiono la vita, ho deciso di rendervi partecipe dei momenti indubbiamente belli che tramite le orecchie m'han fatto bene al cuore.

Avrei voluto parlarvi di ogni singolo concerto con tanto di scaletta e tributo youtube per ogni artista e sono arrivato a scrivere una cosa del genere fino a settembre con il concerto di Ligabue a Bologna. Poi ho letto tutto e mi sembrava il "the best of de Il Mucchio Selvaggio" più che il mio blog, non c'era l'amore. Converrete con me che se volevate leggere un resoconto di un concerto non passavate certo di qui. Pertanto vi parlo solo delle emozioni che ho provato vedendo certi Artisti che ho visto dopo una vita di attesa. O meglio, non li ho attesi perché li avevo con me, ho solo accorciato le distanze tra le mie orecchie e la loro presenza.

A guardare i tagliandi dei biglietti uno si fa già un'idea dei Big che ho visto. Ti muovi tra la caratura obiettiva di ogni singolo Artista e dici "ah sì sì, questo è al top" "cazzo, questi enormi". Solo che poi alla fine anche la mia personale Top Ten è abbastanza spregiosa come me e pertanto ve li butto lì in base a come mi frullano in testa e nel cuore.

Prince a Milano: mamma mia. Ha 50 anni e gliene daresti 25 massimo. Una carica che non si può esprimere a parole, va visto. Il funky, James Brown, 6 tonnellate di talento, tanto buon gusto quanta pacchianeria yankee frullata alla velocità di un vinile Motown e pigiato a forza dentro un forse metro e 60 di ragazzetto meticcio. Due ore e mezzo di spettacolo favoloso, lui gran mattatore, musicisti con il ritmo malefico che ti fa la macumba ai piedi e non smetti di ballare, coriste con voci graffianti. E tanti classici. Per me che canticchio "alphabet street" quando sono sovrappensiero è stato veramente un trovarsi davanti a Dio e chiedergli di pigiare il play sullo stereo.

Lucio Dalla (reprise con Lucio Dalla e De Gregori in Piazza del Campo). Lucio Dalla ha scritto la mia canzone totale, non posso fare a meno di amarlo. Non è più nemmeno un ascoltare, è un tornare nel liquido amniotico. Ok, è vero, son passati i fasti degli anni 80 e anche quelli degli anni 70, ma per me è comunque profondo come il mare (perdonate il gioco di parole). Visto a Bologna per capoDanno m'ha esaltato, a saltare su "L'ultima Luna" in piazza Maggiore mi pareva che non fosse passato un attimo da Borotalco di Verdone, lo stesso tripudio tra la gente per questo omino con i guanti blu. Sì, c'erano stati i Negrita ad aprire la serata, bravi anche loro, c'erano stati gli Stadio che se la giobbavano nel mezzo con Currieri a spare acuti su tutte le E delle canzoni, ma alla fine lo sapevan tutti che s'aspettava Dalla. L'ingresso su "Grande figlio di puttana" non ha fatto che confermarlo.
Piazza del campo a Siena ormai invece è un appuntamento fisso del mio fine agosto, c'è sempre qualcuno di importante a suonare. Quest'anno Work in progress tour (Banana Republic 30 anni dopo insomma). Sinceramente volevo andare a vederli a Firenze, ma come ho visto che facevano tappa a Siena ho deciso di risparmiare i 50 euri del biglietto e di fare una gita fuori porta. Sarà stata la cornice unica, sarà stato un filo di vento, ma i brividi non c'è stato verso di levarseli di dosso fino al giorno dopo. Ho pianto su "La donna cannone". De Gregori non l'ha nemmeno stragiata come è suo solito fare per non far cantare il pubblico, ma anzi, l'ha cantata il più uguale possibile. Si sentiva proprio questo amore immenso, mi son sentito portare anche io nel suo cuore anche se non m'aveva preso per le mani. La gioia di annullarsi in una canzone. Non so come dirlo in altro modo. E' solo che è così. Lucio Dalla bravo, ha fatto pure Nuvolari, m'ha cantato Futura e so che l'ha cantata per me perché me la merito. Ma l'asticella a sto giro il Principe l'ha messa troppo in alto e s'è preso il ricordo della serata. Enormemente delicato.

ZZtop a Lucca con apertura del concerto a mezzo Jeff Beck. L'aspetto più bello di sta gente sta tutto nella peluria: Jeff Beck ha un parrucchino in moplen sotto al quale nasconde l'alieno succhia cervello di Futurama. Bravo intenso particolare ma dopo 4 minuti vai già a cercare una nuova birra perché t'ha liquefatto lo scroto. La bassista invece è miracolosa e devastante. Gli ZZtop invece riescono a rimanere in piedi perché si reggono alla barba. Ormai son degli anni che non fanno più una canzone nuova e se vai a vederli lo spettacolo è sempre quello con i soliti classici, i soliti cambi di chitarra, i soliti balletti. E non ci trovo nulla di male: offrono lo stesso spettacolo come le compagnie che fanno il Rocky Horror Show. La gente che va a vederlo non si lamenta che i balletti son sempre gli stessi, anzi, si lamenterebbe del contrario. Stessa cosa gli Zizzi, solo che loro più che un musical incarnano un way of life. Sentire La grange, Sharp Dress Man e Legs dal vivo comunque è tanta robba.

Ligabue a Bologna. C'era la data a Firenze, ma era in conflitto con gli Zizzi. Siccome dei due Luciano era più facile da ribeccallo gli ho dato buca a Firenze (ma gli ho lasciato un panino con il lampredotto pagato in S. Lorenzo). E con il senno di poi è stata un'ottima scelta: vederlo giocare in casa ha il su' perché. Io il Liga l'avevo visto ai tempi del primo/secondo album e da allora mai più e mai poi. La voglia di tornare a vederlo m'era anche calata con gli ultimi album pacco. Ma a sto giro m'è parso ruspante e vero come non lo era da tempo e s'è corso il rischio. Che dire, anche solo per l'occhio di bue su Guccini la serata già avrebbe valso il prezzo del biglietto. Se ci si sommano musica e testi si può benissimo pensare di aver fatto un investimento. Che dire, per me il top rimane sempre "Sulla mia strada", è l'inno che il Liga ha scritto per me. Certo che sentire anche "Atto di fede" (che non è un gesto di Poggipollini) e le altre nuove m'ha piacevolmente sorpreso. E comunque in Italia il rock parla romagnolo, ormai è un dato di fatto. Complimenti a Luciano che a 50 anni da la paga a tanta ma tanta gente.

Heiniken Jammin Festival: due nomi Aerosmith e Pearl Jam. E qui gli anni non passano. Se casomai questa può essere una affermazione che ha poco senso (ma son comunque 20 anni da Ten) per i Pearl Jam, sentire Steven Tyler dal vivo cantare meglio che nei dischi dopo una vita fatta di eccessi e 40 anni di carriera, beh, tanto di cappello. Gli Aerosmith sono un gruppo fondamentale per la mia storia di chitarrista: ho sempre ammirato Joe Perry per il fraseggio e la vena creativa. Penso che sia stato per colpa dei suoi suoni che ho comprato come prima elettrica una Gibson, marchio del quale Perry è uomo simbolo. Peccato aver scoperto poi che tutti i soli che mi piacciono (quello di Crazy più di ogni altro) è suonato con una Telecaster. Vabbé, pazienza, coglione io che do retta al marketing. Va detto che all'epoca però non ci chiappavo una mazza in termini di sonorità diverse tra le varie chitarre. Come oggi insomma, solo che oggi non lo ammetto più e passo pure per intenditore. Eddie Vedder ed i Pearl Jam invece grandiosi, furiosi e briai. Cosa che me li fa sentire molto vicini tra l'altro. Favoloso il rapporto con il pubblico, sembrava di stare ad una sagra tra un po'e comunque tutti a cantare tutte le stesse canzoni. Altri nomi della kermesse: Gossip (con la Ditto che vola sotto dal palco), Cranberries (dupalle), Skunk Anansie (Skin è oltre), Stereophonics (rockettari markettari ma bravi). Unico grosso difetto le zanzare: al Parco S. Giuliano ti mangiano vivo.

Il Generale alla Flog. Festeggiava il 25 ennale di non mi ricordo cosa con un braccio ingessato. Il reggae per me rappresenta il venerdì e la birraccia a fiumi mentre si balla praticamente fermi, perché il reggae è il ballo della mattonella ma da strafatti. Siccome non pratico la cannabis m'è sempre toccato gravare sul fegato. Bei tempi quand'ero giovane. Comunque ammemmipiace, c'è poco da fare. E' una musica allegra anche quando parla di cose tristi. Ed il Generale è bravo, non dico che sia l'unico in Italia a fare bene il genere, ma lui è tra i primi 3 di sicuro. Parecchi zompi quella sera, segno che ormai non bevo più nemmeno come un tempo. Da apprezzare la camicia a fantasia tristezza del Generale. Sicuramente un curatore d'immagine male non gli avrebbe fatto...

Litfiba a Firenze: tornare adolescenti. Il senso era quello. E Piero e Ghigo ce l'han fatta in tranquillanza. "Sole nero" è una bella merdata, ma tanto al palazzetto per sentirla non c'è andato nessuno. Si voleva tutti i pezzi vecchi. E l'han fatti vai. Bello rivederseli davanti dopo degli anni in gran forma. C'erano anche parecchi ragazzi che all'epoca dell'ultimo concerto ad Imola manco eran nati.

AcDc a Udine: mio dio, ma questi lo sanno che non hanno più 20 anni? No perché c'è Angus che è più indemoniato ora che quando ha iniziato. 2 ore di musica tutta saltellando e suonando da dio. Come vedere Babbo Natale che ti lascia i regali sotto l'albero, ma in mutande ovviamente ed al posto della slitta la diavoletto. Anche loro fan solo classici praticamente, ma quando hai dei classici che uno solo vale tranquillamente l'intera discografia di diversi cantanti, chettefrega di cosa suoni. Basta che ti presenti.

Se te li pensi tutti in fila, anche se sparpagliati nel corso di un anno, non pare vero che tutta sta gente sia passata dall'Italia. A me non pare nemmen vero di aver macinato chilometri su chilometri in su e in giù per lo stivale. Eppure è andata proprio così, con me assetato di musica e miti a cercare di acchiapparli e venire invece catturato ancor di più dalla mia passione per la musica. La fame di esserci ecco, sempre presente e vivo. La voglia di musica a volumi alti che fa male perché quasi ti trapassa, che ti cura perché ti parla. M'è sembrato più un walkabout, una via del canto appunto, di quelle degli aborigeni australiani. Una di quelle vie cantate dagli dei e che noi riseguiamo dopo millenni. E' stato questo e molto di più. E forse alla fine non è vero nemmeno questo, forse son tutte esagerazioni da tossico della musica. Forse è andata così perché semplicemente è stato un anno dove non sapevo cosa fare ed i concerti m'hanno aiutato a riempire dei vuoti. Certo è che davanti a dei riti collettivi così sentiti da chi vi partecipa anche solo parlare semplicemente di spettacolo mi pare riduttivo. Sono dei momenti che ti danno una energia che uno si tiene dentro, da parte, da usare nei casi di bisogno, basta rompere il vetro.


P.s. Questo post non entrerà mai nella classifica dei miei preferiti di sicuro. Ma il suo senso è anche quello di sconfiggere un po' l'apatia e tornare a battere un colpo sul web. Si ricomincia insomma. Per amore, solo per amore.

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